perché ti arrivi forte il grido del mio cuore
di un infinito Grazie,
e nella lieve brezza del mattino,
il mio sussurro d’Amore.”
LIBERO
La donna così come l’uomo è stata penalizzata nella sua natura originale dall’era del patriarcato che è ancora dietro alle nostre spalle. Di questa epoca ancora trasciniamo brandelli di vita lacerata dal dolore che ha frantumato l’animo umano.
Nella dimensione spirituale il maschile e il femminile rappresentano le due polarità che coesistono in ogni essere incarnato al di là dell’aspetto che è caratterizzato da una sessualità biologica. Nel cammino che ci conduce all’incontro con la natura originale del sé, nasce la possibilità della reintegrazione di quella parte di se stessi perduta nei meandri di una coscienza addormentata/congelata sotto il peso di sofferenze che istituzionalizzate son diventate normalita’ (parola piuttosto temibile…), cristallizzando un mondo inevitabilmente infelice. Questo meraviglioso processo di incontro è la riconciliazione dell’uomo e della donna che non potrà mai avvenire sui piani esteriori (sociali, culturali e rappresentativi di una struttura che regge il mondo) che non possono che riflettere una condizione dell’essere interiore, e nel collettivo una risultante dello stato di coscienza che caratterizza la massa.
Tale INCONTRO dovrà avvenire all’interno dell’essere, una riconciliazione sui piani della coscienza che riconosce e contatta quella parte della propria natura mortificata nel gioco della separazione che mette in scena i ruoli opposti in una lotta tra vittima e carnefice che lascerà inevitabilmente il sopravvissuto un mezzuomo, il perdente un morto.
Da troppo tempo come un fantasma la donna vaga nel mondo delle ombre, sepolta nella mortificazione di una lotta malsana che ha reso l’uomo un infermo e mutilato.
Oggi è tempo di vivere la Vita, di celebrare il reincontro.
Solo portando lo sguardo verso l’interno ci verrà svelato l’eterno gioco dell’illusione e la natura originale umana si rivelerà nella sua forma autentica che è androgina.
Gli uomini e le donne possono aiutarsi tra loro in questo compito, divenendo complici anziché nemici, procedendo con più forza nel cammino verso la realizzazione spirituale, senza dimenticare che, seppur partecipando a questo gioco cosmico delle proiezioni, proveniamo tutti dalla stessa fonte, che è la stessa verso la quale ci stiamo incamminando.
Saperlo e ricordarlo può rendere ogni attimo più intenso e prezioso.
Con l’augurio che ognuno come anima in cammino possa gioire di questa consapevolezza.
da LuceVita
” Se decidiamo di combattere il male per il bene allora saremo chiamati ad andare fino in fondo, e saremo messi alla prova dalla vita che ci proporrà sfide sempre nuove e impreviste, per rafforzarci nel nostro intento, per sviluppare discernimento, fiducia e tolleranza, per generare un senso di certezza nel valore di ciò che è dato solo a chi lo desidera davvero. E queste sfide ci dovranno trovare sempre pronti, vigili e disposti a lottare se richiesto. Prima o poi potrebbe capitare di essere vittime di accuse prive di fondamento, di giudizi e atteggiamenti errati e svalutanti, e allora dovremo essere saldi in noi stessi affinché turbamento, dolore e desiderio di vendetta non prendano il sopravvento. A volte, di fronte agli attacchi del male che si insinua inatteso e mascherato, saremo chiamati ad essere come una gallina che per difendere i suoi pulcini diventa una tigre. Si, davanti al male non è permesso contrattare: nessuna indulgenza!
E solo quando avremo superato il timore del dissenso e saremo disposti ad essere malgiudicati senza preoccuparci né indignarci del giudizio della massa, allora saremo veramente liberi. Come Gesù dice in un passo del vangelo ” beati coloro che saranno offesi, insultati e condannati…per causa mia” (Gesù che parla con la voce dell’Anima Grande, del Sé Superiore). Eh si, saremo beati quando nonostante ‘tutto’… non abdicheremo di fronte al peso delle ingiurie e non avremo dubbi nel mantenere fede nella nostra rotta continuando il nostro lavoro interiore nella gioia del perdono, ma senza scendere a compromessi: verso la libertà dell’Essere”.
Chi rimane legato al rancore e al desiderio di vendetta in cuor suo coltiva veleno e la mente coltiva inquietudine e rabbia nella pretesa di aver ragione, che di fatto è solo un attaccamento, una zavorra che impedisce il cambiamento ostacolando la possibilità di ampliare il proprio sentire creandosi un avversario: mera illusione. [...]“Di fronte a tali bassezze è bene lasciare che ognuno affondi nella propria palude senza legarsi al suo destino, perché la vita è l’unica maestra e la potenza del cielo lavora e ci sostiene se al centro di noi stessi avremo messo un ideale di bellezza e amore.” [scritto ispirato da un pensiero di Omraam Michael Ivanhov*]
La leggerezza è una qualità dell’anima che ci permette di cogliere messaggi sottili, essenze preziose e vitali che ci inondano il cuore di bellezza e mistero. Questo è il linguaggio del cuore. Se apriamo i nostri sensi sottili allora saremo in grado di captare tali messaggi, e questo mondo di abbondanza non ci attenderà invano.
In un luogo profondo, nel centro del nostro essere, esiste uno spazio di consapevolezza, uno spazio in cui ogni cosa diviene leggera, ogni peso che mi trascino dietro, forse da troppo tempo, si dissolve come fumo al vento: le preoccupazioni, i conflitti, il dissenso, le emozioni torbide che mi trascinano nei vortici tumultuosi della vita, in quello spazio si diluiscono, goccia a goccia, fino a divenire un distillato di pensieri, sentimenti, immagini e percezioni dalla natura chiara e luminosa: sono i gioielli che mi apportano quel senso di leggerezza spesso dimenticato.
E’ questo lo spazio nel centro del nostro essere che possiamo considerare il regno della consapevolezza. In questo luogo tutto è leggero e affiorano messaggi che spesso passano inosservati sotto uno sguardo distratto da eventi grossolani che indeboliscono il cuore e appesantiscono la mente. Nella leggerezza colgo la profondità di uno sguardo, la pienezza di un sorriso, la delicatezza di un gesto; mi si rivelano messaggi celati in ogni dove: un fiore, un bicchiere, un raggio di luce, un sibilo di vento, il chiacchiericcio dei vicini di casa, un bocciolo di rosa nel piccolo vaso di vetro, le fronde ondulanti di un albero, il rombo di una macchina che passa in lontananza, il ronzio continuo del frigo che evidenzia il silenzio notturno. Nella leggerezza ascolto il linguaggio degli elementi che mi riportano nei luoghi sacri: mi lascio accarezzare e poi cullare dal suono fresco e vibrante che intona la risacca, osservo il mare che all’orizzonte si incontra con la grandiosità del vasto e immenso cielo, che con l’azzurro manto mi avvolge e mi sovrasta…e lì mi lascio dietro i dubbi e le zavorre, e almeno per un attimo mi immergo totalmente nel mistero.
“E in questo spazio intenso e senza tempo affiorano memorie ed intuizioni, ed il ricordo di appartenere al tutto, all’infinito che infrange il tempo dello spazio chiuso, per approdare lì dove canta il vento. E nella commozione più profonda mi si dischiude nella leggerezza un mondo immenso.”
da LuceVita
L’uomo realizzato diviene VERBO. La parola è icona, scruta i nostri cuori e li sollecita all’apertura su un universo infinito. Di questo universo le lettere sono vibrazioni perché l’interiorità dell’Uomo e le sacre Scritture sono incise dallo stesso scalpello, quello della voce divina che parla all’uomo che ascolta, all’uomo ispirato. La melodia del verbo è il soffio, lo Spirito, un onda che si propaga all’infinito, impossibile da arrestare. Spetta all’uomo attivarsi per divenire UNO.
I Miti che hanno attraversato il tempo sotto vesti di favole se ne spogliano oggi e ci chiedono di essere ascoltati con maggiore attenzione, ci richiedono una visione nuova. Muto e mito sono parole collegate dalla radice della parola ‘mu’ che rimanda all’indicibile, al mistero. L’essenziale tace ma s’inserisce in un presente rigoroso. L’umanità senza i miti rimarrebbe muta. Il mito ci informa dell’interiorità dell’uomo, non è il racconto di una favola, piuttosto rappresenta le tappe che l’uomo interiore percorre nel suo viaggio che lo porta a divenire Uno, nel viaggio che si realizza in Dio. Il mito si serve di materiali linguistici dell’uomo esteriore per parlarci dell’Uomo interiore.
Così come la ghianda contiene tutte le informazioni della quercia, il Seme che possiamo tradurre il “Principio” dell’uomo contiene tutte le informazioni di questo viaggio che è il nostro divenire che ci riconduce alla totalità di noi stessi che è OPERA DIVINO- UMANA.
La storia dell’umanità letta in un susseguirsi di eventi non è solo l’infelice storia dell’uomo esteriore, bensì rappresenta su un piano collettivo le tappe che percorriamo su un piano interiore. In questa visione la storia diventa dunque significativa dell’evoluzione dell’uomo a partire dal suo Seme.
La via è quella dell’integrazione che è capacità di annessione di energie apportate dall’esterno : gli eventi, lo straniero, la malattia, il microbo, il problema, ecc. : rappresentano il ‘non-sé’. L’eccesso di paura e protezione verso “lo straniero” ci porta a investire le energie in un combattimento di questi agenti che si rivolge all’esterno, impegnati in una lotta per uccidere l’aggressore. Così che in questa lotta il non-sé viene ucciso anziché integrato come energia al servizio del sé, il quale è capace di riconoscersi come portatore del non-sé e dunque di poterlo assimilare.
Cristo ha detto “ama il tuo prossimo come te stesso”, che in essenza vuol dire “ama il tuo prossimo perché è te stesso”, quella parte di te che non riconosci. Il riconoscimento dell’altro quale parte di noi ci conduce alla fine della lotta ed insieme al dissolvimento del giudizio, nel processo di comprensione- integrazione dell’altro quale energia creata da una sola ed unica Fonte.
————
IL MITO DI NOE’
Il mito di Noè, ci fa vedere che l’umanità, il collettivo in esilio (lontano da Dio), si dibatte e affoga nel diluvio che simbolizza incoscienza, distruzioni, tragedie, che sterilizzano il Seme e conducono l’Uomo alla morte. Noè, uomo giusto, ode la voce divina e si trae fuori dal diluvio che diviene per lui “matrice d’acqua” e non più tomba. Noè per uscire dal diluvio si costruisce un’arca (arca: in ebraico tebah, che significa un discorso, un nuovo spazio interiore che sarà per lui “matrice di fuoco” ). Noè diverrà l’Uomo intero, l’Uomo realizzato, il frutto promesso del suo Seme, il frutto dell’albero della conoscenza. In questo mito il frutto è simbolizzato dalla vite, che fa di Noè un uomo ebbro e nudo.( EBREZZA: giubilo della conoscenza acquisita con il lavoro compiuto dentro l’arca; NUDITA’: espoliazione delle conoscenze che il mondo gli ha fatto rivestire)
Egli procede quindi verso la ‘tenda’ (simbolo del cranio, ultima matrice), e nella tenda Noè incontra Dio e diviene gioia di Dio, e risplende e diffonde una luce insopportabile agli occhi di coloro che non hanno raggiunto questa qualità d’essere.Due dei suoi figli, Sem e Yaphet, lo seguono camminando all’indietro e ricoprendo il padre. Ma il terzo figlio, Ham, entra nella tenda in cui Noè è entrato e vede, e sicuro di ciò che ha visto va a raccontarlo all’esterno. Ham, figlio di Noè, è colui che erge a certezza le proprie conoscenze, che ne crea idoli, che apprende per via esterna, accumula diplomi, ma blocca il divenire credendo di possedere la verità.
Nel viaggio dell’Uomo interiore, in una successione di discese e risalite, dalle tenebre in luci successive, nel corso delle notti dell’anima, divenendo il corvo di Noè per risalire insieme alla colomba, esplorando tutti i miti: l’uomo discende in se stesso, nella viscere della propria madre (matrice), incontra le proprie energie che deve integrare con l’aiuto divino e in obbedienza delle leggi. Energie che nell’inizio sono personali, poi divengono di natura collettiva: l’Uomo in viaggio si compie e nel cammino che tende all’Unità diviene sempre più Universale. Ogni tappa apre ad una nuova terra che è spazio che diviene più vasto e si connette ad una nuova conoscenza acquisita. Il cammino verso Dio avviene per tappe sulla terra ed è di natura esperienziale. Nel viaggio siamo quindi tutti chiamati ad esperire il nomadismo spirituale continuo.
Se ci soffermiamo a leggere la discesa nella visione del “bene e del male” invece di percepirne la dinamica ontologica che lega insieme il “compiuto e il non ancora compiuto” ristagniamo in una morale che isterilisce il Seme che contiene l’informazione divina.Come ‘Terra promessa’ l’uomo compiuto racchiude il nucleo dell’essere, egli libera e diventa energia universale che è Verità, Uno. L’Uomo compiuto è totale conoscenza che si incorpora in tutte le cellule del proprio essere, che la memorizzano e ne sono espressione nel contempo. L’uomo compiuto è Luce. L’uomo dell’esilio ignora la propria interiorità nella quale è inscritta la dinamica verticalizzante conferendo valore assoluto al bene e al male. L’arcobaleno stabilito da Dio con Noè è segno di alleanza dimenticata dagli uomini, ma che Dio conferma e rende tangibile dentro il loro esilio. Questo arco segna il filo che traccia la storia degli uomini come collettività, storia di cui noi oggi sembriamo vivere l’ultima parte del segno dell’alleanza, l’attimo prima che l’arco scompaia di fronte al compimento che è alleanza ritrovata.
———————————————–
Esistono due tipi di conoscenza che tracciano due vie, una che ci conduce verso l’esterno relegando il mondo e la vita ad un fatto che accade ‘là fuori’; l’altra che ci riconduce verso il centro del nostro essere in un percorso di espansione-integrazione:
- Ham che significa ‘calore’ , ‘potenza’ che forgia i propri concetti, che li erge a certezze, che diventano idoli e oggetti di potenza: la sua interpretazione del mistero è per lui verità che ricondotta al livello dei valori dell’esilio, costruisce un dogmatismo che rende sterili.
- Sem il “Nome” e Yaphet “la distesa di bellezza” , i quali invece sanno di non sapere, per via negativa (vanno all’indietro) arrivano ad una verità che sanno ne nasconde un’altra, più vicina alla verità ultima, nascosta, inclusa nel mistero della tenda ; essi cercano, si interrogano, contemplano con una amorosa ricerca all’interno di sé: si verticalizzano.
———————————————-
Nel vuoto che viviamo oggi gli idoli proliferano ma penetra anche una luce che purifica e riconduce all’Incontro invitando l’Uomo a recuperare le sue norme primarie, a recuperare il suo ruolo di significante di Dio tramite il Verbo.
Ispirato da una lettura di AnnicK de Souzenelle
e interpretato da LUCEVITA