Il viaggio dell’uomo

Stairway

Verso Dio

L’uomo realizzato diviene VERBO.  La parola è icona, scruta i nostri cuori e li sollecita all’apertura su un universo infinito. Di questo universo le lettere sono vibrazioni perché l’interiorità dell’Uomo e le sacre Scritture sono incise dallo stesso scalpello, quello della voce divina che parla all’uomo che ascolta, all’uomo ispirato. La melodia del verbo è il soffio, lo Spirito, un onda che si propaga all’infinito, impossibile da arrestare. Spetta all’uomo attivarsi per divenire UNO.

I Miti che hanno attraversato il tempo sotto vesti di favole se ne spogliano oggi  e ci chiedono  di essere ascoltati con maggiore attenzione, ci richiedono una visione nuova.  Muto e mito sono parole collegate dalla radice della parola ‘mu’ che  rimanda all’indicibile, al mistero.  L’essenziale tace ma s’inserisce in un presente rigoroso. L’umanità senza i miti rimarrebbe muta.  Il mito ci informa dell’interiorità dell’uomo, non è il racconto di una favola, piuttosto rappresenta le tappe che l’uomo interiore percorre nel suo viaggio che lo porta a divenire Uno, nel viaggio che si realizza in Dio. Il mito si serve di materiali  linguistici dell’uomo esteriore per parlarci dell’Uomo interiore.

Così come la ghianda contiene tutte le informazioni della quercia, il Seme  che possiamo tradurre il “Principio” dell’uomo contiene tutte le informazioni di questo viaggio che è il nostro divenire che ci riconduce  alla totalità di noi stessi che è OPERA DIVINO- UMANA.
La storia dell’umanità letta in un susseguirsi di eventi non è solo l’infelice storia dell’uomo esteriore, bensì rappresenta su un piano collettivo le tappe che percorriamo su un piano interiore. In questa visione la storia diventa dunque significativa dell’evoluzione dell’uomo a partire dal suo Seme.

La via è quella dell’integrazione che è capacità di annessione di energie apportate dall’esterno :  gli eventi, lo straniero, la malattia, il microbo, il problema, ecc. : rappresentano il ‘non-sé’. L’eccesso di paura e protezione verso  “lo straniero” ci porta a investire le energie in un combattimento di questi agenti che si rivolge  all’esterno, impegnati in una lotta per uccidere l’aggressore. Così che in questa lotta il non-sé viene ucciso anziché integrato come energia al servizio del sé, il quale è capace di riconoscersi come portatore del non-sé e dunque di poterlo assimilare.

Cristo ha detto “ama il tuo prossimo come te stesso”,   che in essenza  vuol dire “ama il tuo prossimo perché è te stesso”, quella parte di te che non riconosci.  Il riconoscimento dell’altro quale parte di noi ci conduce alla fine della lotta ed insieme al dissolvimento del giudizio, nel processo di comprensione- integrazione dell’altro quale energia creata da una sola ed unica Fonte.

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IL MITO DI NOE’

Il mito di Noè, ci fa vedere che l’umanità, il collettivo in esilio (lontano da Dio), si dibatte e affoga nel diluvio che simbolizza incoscienza, distruzioni, tragedie, che sterilizzano il Seme e conducono l’Uomo alla morte. Noè, uomo giusto, ode la voce divina e si trae fuori dal diluvio che diviene per lui “matrice d’acqua” e non più tomba. Noè per uscire dal diluvio si costruisce un’arca (arca: in ebraico tebah, che significa un discorso, un nuovo spazio interiore che sarà per lui “matrice di fuoco” ). Noè diverrà l’Uomo intero, l’Uomo realizzato, il frutto promesso del suo Seme, il frutto dell’albero della conoscenza. In questo mito il frutto è simbolizzato dalla vite, che fa di Noè un uomo ebbro e nudo.( EBREZZA: giubilo della conoscenza acquisita con il lavoro compiuto dentro l’arca; NUDITA’: espoliazione delle conoscenze che il mondo gli ha fatto rivestire)

Egli procede quindi verso la ‘tenda’ (simbolo del cranio, ultima matrice),  e nella tenda Noè incontra Dio e diviene gioia di Dio, e risplende e diffonde una luce insopportabile agli occhi di coloro che non hanno raggiunto questa qualità d’essere.Due dei suoi figli, Sem e Yaphet, lo seguono camminando all’indietro e ricoprendo il padre. Ma il terzo figlio, Ham, entra nella tenda in cui Noè è entrato e vede, e sicuro di ciò che ha visto va a raccontarlo all’esterno. Ham, figlio di Noè, è  colui che erge a certezza le proprie conoscenze, che ne crea idoli, che apprende per via esterna, accumula diplomi, ma blocca il divenire credendo di possedere la verità.
Nel viaggio dell’Uomo interiore, in una successione di  discese e risalite, dalle tenebre in luci successive, nel corso delle notti dell’anima, divenendo il corvo di Noè per risalire insieme alla colomba, esplorando tutti i miti: l’uomo discende in se stesso, nella viscere della propria madre  (matrice), incontra le proprie energie che deve integrare con l’aiuto divino e in obbedienza delle leggi.  Energie che nell’inizio sono personali, poi divengono di natura collettiva:  l’Uomo in viaggio si compie e nel cammino che tende all’Unità diviene sempre più Universale. Ogni tappa apre ad una nuova terra che è spazio che diviene più vasto e si connette ad una nuova conoscenza acquisita. Il cammino verso Dio avviene per tappe sulla terra ed è di natura esperienziale. Nel viaggio siamo quindi tutti chiamati ad esperire il nomadismo spirituale continuo.
Se ci soffermiamo a leggere la discesa nella visione del “bene e del male” invece di percepirne la dinamica ontologica che  lega insieme il “compiuto e il non ancora compiuto”  ristagniamo in una morale che isterilisce il Seme che contiene l’informazione divina.Come ‘Terra promessa’  l’uomo compiuto  racchiude il nucleo dell’essere, egli libera e diventa energia universale che è Verità, Uno. L’Uomo compiuto è totale conoscenza che si incorpora in tutte le cellule del proprio essere, che la memorizzano e ne sono espressione nel contempo. L’uomo compiuto è Luce. L’uomo dell’esilio ignora la propria interiorità nella quale è inscritta la dinamica verticalizzante conferendo valore assoluto al bene e al male.  L’arcobaleno stabilito da Dio con Noè è segno di alleanza dimenticata dagli uomini, ma che Dio conferma e rende tangibile dentro il loro esilio. Questo arco segna il filo che traccia la storia degli uomini come collettività, storia di cui noi oggi sembriamo vivere l’ultima parte del segno dell’alleanza, l’attimo prima che l’arco scompaia di fronte al  compimento che è alleanza ritrovata.
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Noe luce blog700

Esistono due tipi di conoscenza che tracciano due vie, una che ci conduce verso l’esterno relegando il mondo e la vita ad un fatto che accade ‘là fuori’; l’altra che ci riconduce verso il centro del nostro essere in un percorso di espansione-integrazione:
- Ham che significa ‘calore’ , ‘potenza’  che forgia i propri concetti, che li erge a certezze, che diventano idoli e oggetti di potenza: la sua interpretazione del mistero è per lui verità che ricondotta al livello dei  valori dell’esilio, costruisce un dogmatismo che rende sterili.
- Sem  il “Nome” e  Yaphet “la distesa di bellezza” , i quali invece sanno di non sapere, per via negativa (vanno all’indietro) arrivano ad una verità che sanno ne nasconde un’altra, più vicina alla verità ultima, nascosta, inclusa nel mistero della tenda ;  essi cercano, si interrogano, contemplano con una amorosa ricerca all’interno di sé: si verticalizzano.
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Nel vuoto che viviamo oggi gli idoli proliferano ma penetra anche una luce che purifica e riconduce all’Incontro invitando l’Uomo a recuperare le sue norme primarie, a recuperare  il suo ruolo di significante di Dio tramite il Verbo.

Ispirato da una lettura di AnnicK de Souzenelle
e interpretato da LUCEVITA